Bruno (MOV)



Un film di Larry Charles.
Con Sacha Baron Cohen, Gustaf Hammarsten
Commedia,
durata 81 min. - USA 2009. -
Medusa uscita venerdì 23 ottobre 2009. - VM 14

Brüno con la dieresi è energicamente gay e assolutamente esaltato. Austriaco e appassionato di moda, conduce in modo singolare un programma che va in onda in fascia notturna e protetta. Passati i limiti leciti del buon conduttore e sfilato suo malgrado in passerella con un'originale tuta in feltro, viene licenziato dall'emittente austriaca e abbandonato dal suo amante pigmeo. Out per l'amore e per la moda, Brüno è deciso a tornare in. Carico di bagagli e accompagnato dal suo secondo assistente, Brüno parte alla volta degli States per cercare fortuna e diventare la più grande celebrità austriaca dopo Hitler e Schwarzenegger. Addolorato e respinto dal cinema e dalla televisione Brüno prova inutilmente a suicidarsi coi dolci, a convertirsi all'eterossessualità, ad arruolarsi nell'esercito e a praticare lo sport preferito dagli uomini. Ma niente e nessuno sembra accordargli l'onore della ribalta. Eppure, un giorno non troppo lontano, troverà a sorpresa "la cosa più cool in cui penetrare".
Dopo aver imbarazzato governi e sollevato antichi e radicatissimi pregiudizi con un'operazione disarmante e sorprendente come Borat, Sacha Baron Cohen, attore eclettico e magnificamente spregiudicato, sbarca di nuovo nella terra della Libertà nei panni davvero cool di un factotum austriaco ed esagerato che chiede solo di poter esprimere i suoi talenti. Sconosciuto in Italia prima del successo di Borat e del suo reporter kazaco, cacciatore di zingari col desiderio di integrarsi con lo stile di vita americano, il comico inglese adatta per lo schermo e per la terza volta uno dei suoi personaggi televisivi. La provocazione è sempre stata la prerogativa principale delle sue maschere, dal gangsta Ali Gi (Ali G Indhaouse) al gay austriaco Brüno, corrispondente di moda e alla moda col vizio del neonazismo. Con profilo caratteriale portato e votato all'esasperazione, Brüno è la nuova incarnazione cinematografica del talento di Baron Cohen, che muove ininterrottamente al riso e declina le buone maniere. Ancora una volta il doppiaggio è importuno e irrispettoso nei riguardi del lavoro dell'attore ma per fortuna non compromette la magia demenziale del film. Omosessualità, antisemitismo, conflitto in medio Oriente, riscaldamento globale, religione, nudità maschile, materialità dello scatologico, trovano spazio dentro un film estremamente sofisticato, che tocca con grande libertà costumi e riti sociali, in equilibrio delicato fra grottesco e denuncia. Brüno come Borat è di nuovo il buon selvaggio da civilizzare che dice quel che non pensa, facendo dire agli altri quello che pensano ma non direbbero mai (esemplare in questo senso la sequenza della lezione di arte marziale). L'epilogo è indubbiamente (e in fondo) romantico, se Borat sognava di impalmare Pamela Anderson, Brüno "batte" le stesse strade americane per inseguire il sogno del successo e trovare infine amore e conforto tra le braccia del suo assistente (mutuato dalla prostituta grassa e nera di Borat). Ebreo ortodosso che rispetta disciplinatamente il sabato, Baron Cohen è uno straordinario trasformista che pratica una comicità vernacolare, eversiva e difficilmente ripetibile. Brüno, alla maniera del suo lato B(orat), può permettersi di essere incolto, misogino, e antisemita perché il suo creatore è colto, femminista ed ebreo. In tempi di apatica condiscendenza il comico inglese ha la capacità di farsi concretamente amare da pochi (con gratitudine) e detestare da molti (con livore).


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